Parole, parole, parole

La musicoterapia è una disciplina che ha tra i suoi elementi fondanti la relazione tra musicoterapeuta e utente che si costruisce attraverso il linguaggio non verbale.
Ma questo non significa che il linguaggio verbale non venga preso in considerazione.
A seconda del contesto in cui viene applicata, il musicoterapeuta può e deve accogliere quanto espresso verbalmente dagli utenti, le loro parole possono essere importanti ai fini del percorso musicoterapico.
In situazioni in cui il linguaggio verbale è presente ma può avere delle difficoltà o dei deficit, come può essere l’afasia, utilizzare e stimolare le parole può essere di grande aiuto nel raggiungere determinati obiettivi.
Per la natura stessa della musicoterapia le parole vengono comunque utilizzate con finalità sonoro-musicali, e per questo la tecnica privilegiata è il songwriting.
Il songwriting viene definito come «il processo di creare, scrivere la partitura e/o registrare parole e musica da parte dell’utente o pazienti e del terapista nel contesto di una relazione terapeutica per affrontare i bisogni psicosociali, emotivi, cognitivi e comunicativi dell’utente.» (Baker & Wigram, 2008).
Questa tecnica può aggiungere valore estetico e gratificazione alla produzione sonoro-musicale degli utenti, ed è finalizzato all’espressione di sé attraverso il suono e la parola cantata, esternando elementi del proprio vissuto, anche senza l’utilizzo della parola parlata.
Abbiamo scelto questa tecnica, tra le altre, per lavorare con il gruppo di ospiti del Centro Diurno Alzheimer “Margherita” di Fano proprio per le sue caratteristiche, e per le caratteristiche del gruppo. I partecipanti, infatti, sono Persone che si trovano all’inizio della malattia, con una forte consapevolezza della loro situazione, che devono affrontare i primi sintomi come la perdita della memoria e dell’orientamento, e anche la perdita della parola parlata.
In particolare, abbiamo scelto la tecnica della canzone facilitata, un prodotto musicale concreto creato dagli utenti con il musicoterapeuta come facilitatore del processo creativo. In pratica, abbiamo scelto insieme agli ospiti una canzone da tutti conosciuta e apprezzata di cui, attraverso una serie di attività propedeutiche, modificheremo il testo insieme a loro.
È stimolante lavorare con loro, ascoltare le loro opinioni, accogliere i loro gusti e le loro difficoltà. Osservare come gradualmente il testo si forma, scegliere con loro un tema che accomuna tutti, vedere come esprimono il loro mondo emotivo e le loro difficoltà.
Ecco quindi che frasi come “non mi viene la parola” e “una cosa bella che tira su il morale” hanno significati profondi, ed esternarle può dare sollievo.
Alla fine del percorso siamo sicure che realizzeremo con loro una bellissima canzone, che resterà con loro e li accompagnerà nel loro viaggio…
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