Basta un poco di musica

La vita del musicoterapeuta è fatta di incontri che non si possono classificare come “buoni” o “cattivi”, perché come professionista della Musicoterapia il tuo mandato principale è accogliere l’altra persona, che si affida a te, proprio nel suo essere unica.

Questo vale ulteriormente in un contesto come quello delle demenze, dove prendi in carico una persona che ha alle spalle un lungo vissuto, fatto di eventi belli ed eventi brutti. Eventi che, qualsiasi sia lo stadio della malattia, emotivamente sono sempre presenti dentro ognuno. Bisogna quindi essere particolarmente accorti nella scelta di un repertorio musicale da far ascoltare a una persona con demenza, perché un brano potrebbe far scaturire qualche ricordo doloroso, di cui noi non siamo a conoscenza, con il rischio tangibile di far star male la persona alla quale, invece, vorremmo migliorare la qualità della vita. Per questo motivo come musicoterapeuta cerco di raccogliere il maggior numero di informazioni sulla persona che potrei prendere in carico, facendo tante domande ai familiari e, quando è possibile, all’utente stesso.

Un esempio di incontro e presa in carico dove bisogna fare attenzione nella scelta di brani da ascoltare è il caso di Maria (nome di fantasia) una signora di 87 anni con malattia di Alzheimer. Nella lunga intervista che ho realizzato con lei e sua figlia, dove ha partecipato anche l’esuberante nipotina di 7 anni, le informazioni raccolte sono state preziose: importante è stato venire a conoscenza della difficoltà a superare il lutto per il marito, ma ancora più importante è sapere che al marito piaceva Domenico Modugno.

Questi due elementi mi hanno permesso di calibrare una “sequenza sonda” (Manarolo, 2006)1 nella quale ho inserito “Vecchio Frack” di Domenico Modugno: Maria si è commossa, ha parlato di suo marito, che le manca, che le dispiace di non poter essere autonoma per andare a trovarlo al cimitero… insomma, ha esternato le emozioni con le quali fa i conti tutti i giorni dentro di sé, affidando tutto a una canzone. Questo non significa che Maria non soffre più per la perdita del marito, ma che questo momento ha permesso a Maria di esprimere liberamente se stessa, i suoi desideri e quello che sente dentro di sé.

Il giorno dopo, la figlia della signora Maria mi scrive che “la mamma ancora oggi racconta di quanto si è divertita ieri”, e che lei prende “questi momenti come tesori”: questo è il riscontro migliore per me, sapere di aver dato dei momenti di benessere alla mamma, con conseguenze anche sulla figlia che si prende cura di lei. Basta un poco di musica.

1una playlist di ascolti musicali appositamente studiata per capire meglio l’Identità Sonora (Benenzon, 1984) della persona

I miei percorsi di Musicoterapia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


© 2024 Paola Prinzivalli - Privacy and cookie Policy